Associazione Nazionale
         Insegnanti Diplomati

                             home                        

 iscriviti

 contatti

 

    

15 settembre 2014

LA “CATTIVA-BUONA S(C)OLA” DI UN “GRANDE SOLA”?

   Non si potrà dire che ci siamo espressi precipitosamente sul grande “poema scolastico” renziano: abbiamo proposto più di due mesi fa di aprire una consultazione interna alla categoria, lasciando prudentemente aperta la valutazione specifica e finanche quella articolata complessiva, pur evidenziando subito i rischi della linea “modernizzatrice” che conforma tutto il testo; e rifuggendo intenzionalmente perfino dallo stigmatizzare subito (e perfino dal sottolineare) – come pure avremmo potuto, e forse dovuto – la sfrenata invasione di campo sugli aspetti meramente contrattuali (sia economici che normativi), da riservare, invece, al confronto tra i lavoratori e il governo.
     Insomma, glissando sugli elementi di forte negatività già immediatamente evidenti, abbiamo voluto concedere al testo governativo [ fidando sul fatto che gli sproloqui sugli elementi contrattuali possano essere separati dalla parte didattico-progettuale del testo ] uno spazio di credibilità provvisoria in virtù dei molti aspetti nei quali le innovative e talora entusiaste parole usate potevano (e potrebbero ancora, se realmente si volesse tradurle in atti) prospettare una vera “svolta” – il famoso <<cambio di verso>> a cui il premier ha legato la sua immagine ed il suo futuro politico.
     Ma si trattava (e si tratta ancora), nei suddetti aspetti, di sole parole da interpretare: e ci pare evidente che, a fronte di mancati ulteriori chiarimenti/fatti diretti, l’unico criterio di interpretazione discenda dai comportamenti e dalle parole e dagli atti intervenuti sul piano generale dall’inizio di settembre ad oggi.
                                         E purtroppo non si tratta di comportamenti, parole e atti positivi.
Potremmo esaminarli uno ad uno distintamente, ma finiremmo per scrivere un testo di critica su Renzi e il suo governo, ed invece dobbiamo esprimere la nostra valutazione (e controproposta) su questo atto.

          Perciò ci limitiamo ad  una sintesi estrema, con tutti i conseguenti limiti.

     E’addirittura plateale che Renzi, specialmente dopo l’estate, da un lato, sia nelle dichiarazioni che nei provvedimenti finora proposti o adottati (riforma p.a., jobs act,, aggiornamento DEF, sblocca Italia, legge di stabilità 2015, rinvio per un altro quinquennio dei contratti pubblici, ri-limitazione delle pensioni, riduzione IRAP, ecc) si è ormai apertamente schierato a favore del capitale, italiano e internazionale, e della compressione dei diritti (economici, normativi, sindacali) dei lavoratori dipendenti, privati e pubblici, ritenendo (o solo spacciando) tale scelta come l’unica capace di…difendere (!) il lavoro, che altrimenti (si dice)migrerebbe  verso paesi con lavoratori a minor costo – o comunque non sarebbe utilizzabile qui per l’eccessivo costo finale dei prodotti a causa delle “rigidità” della forza lavoro [e consentiteci di dire“en passant”che si tratta di scelte “vecchie” e assurde, da una parte impraticabili nelle misure necessarie ad ottenere risultati utili sul finale costo dei prodotti (è impossibile in ogni senso scendere ad un terzo o meno dei salari attuali!), e dall’altra fuori da ogni logica non solo sociale ma anche economica (come dimostrano sia le retribuzioni doppie, e più, delle nostre in paesi ad avanzata tecnologia, sia i testi di tutti gli economisti non “neoliberisti”)]; dall’altro, (Renzi), sul piano dei comportamenti, nell’adottare via via le scelte succitate (come già nei comportamenti con Letta o nei tempi affermati per il cronoprogramma o in altre occasioni), ha regolarmente  capovolto il senso e il contenuto delle sue iniziali/precedenti affermazioni sulla sostanza dei temi oggetto dei provvedimenti suddetti – poi ha perfino negato/glissato tali capovolgimenti.
Sono questi “cambi di faccia” che hanno già alienato a Renzi parecchia fiducia e molte simpatie, anche tra persone amiche – fino a quella definizione di “grande sòla”  affibbiatagli (in compagnia con Marchionne) da  Della Valle…

    E peraltro, da parte dei lavoratori che siano coscienti della situazione del Paese e dei loro interessi, ci pare che l’antipatico appellativo suddetto sarebbe ben meritato sopratutto per i contestuali “cambi di campo”: quelli del capo (mai fu più adatto il termine, dopo Craxi) di un partito “di sinistra”, pur moderatissima, che con inusitata determinazione si schiera (in antitesi a buona parte dei propri votanti) contro diritti del lavoro, rinnovi contrattuali, rappresentanza sindacale, ed è invece a favore di facilità di licenziamento, di “sbancamento” dei territori, di svendite - sotto la sedicente dizione di privatizzazioni - a italiani e stranieri di asset essenziali del Paese…(e intenzionalmente escludiamo la giravolta su Berlusconi - che pure ovviamente influisce su Rai, web, giustizia, ecc - volendo citare solo i diretti contenuti e perfino tralasciare il metodo, vedi anche quello interno) …e ci fermiamo per il motivo sintetico suddetto [ma consentiteci di dire “di sfuggita” che ovviamente si trattava (e si tratta) di estendere a tutti l’art.18,nelle forme possibili, e non di cancellarlo per chi lo ha; e che con la libertà piena di licenziamento che rivendica e impone Renzi non ci sarà più chi sia disposto a rischiare per difendere i diritti di tutti! vogliamo tornare alle ferriere dell’ ‘800?].
In definitiva sostanza (ora è molto più chiaro che non due mesi fa, stanti i decreti cruciali e le “parole” prodotti), Renzi da una parte - non volendo toccare in alcun modo le grandi ricchezze e disuguaglianze, e solo assai marginalmente evasione, corruzione, sprechi e criminalità(economica, finanziaria, mafiosa) - non può trovare i mezzi necessari per la vera ricostruzione che serve al Paese, e quindi impone di curare il quasi terminale cancro dell’Italia con un’indigeribile poltiglia di pilloline scadute, al più utili per l’urna cineraria (invece che con chirurgia e medicine reali), così definitivamente conducendoci alla svendita e al cannibalismo estero;
dall’altra parte, il costo della “poltiglia” lo fa pagare soprattutto a quelli che hanno sempre pagato e non a chi ha provocato la crisi e se ne è arricchito (ossia, aumenti IMU, TASI, IVA, ecc. per una sessantina (!) di Mld su tutti invece che (a)forte patrimoniale progressiva solo sul 10% che detiene il 50% del Paese, e (b)solo dopo aver fatto forte cassa sui quattro “malaffari” suddetti); e infine procede sia con un continuo stravolgimento delle parole (trasformate sia nell’opposto di quanto prima adombrato sia nell’opposto del loro senso storico – su tutto, definendo “riforme” le plateali contro-riforme!) sia con l’utilizzo dei voti di chi voleva il contrario di ciò che oggi fa.
     Finire di ammazzare il Paese dicendo di salvarlo, far pagare le pompe funebri a chi lo ha tenuto faticosissimamente finora in vita, e fare tutto questo tramite la conquista (con l’illusionismo del piglio, dell’età e delle parole) proprio del consenso di coloro che si distrugge e grazie all’alleanza smaccata con chi si dichiarava l’avversario irreconciliabile: ciascuno di questi comportamenti  e addirittura l’insieme concatenato di essi è infinitamente riduttivo definirlo come il procedere di un “sòla”.
     Airaudo (ex n°2 della FIOM) l’ha definito un incredibile “delinquente politico”; noi ci sforziamo di pensare che si tratti innanzi tutto di un giovanotto estremamente intelligente che con inverosimile autostima, disinvoltura e ambizione ha imboccato una strada assai sbagliata, tenacissimamente ora perseguita contro le prime evidenze smaccate di danni irrimediabili – e speriamo che possa ravvedersi profondamente, …e che Dio ci aiuti!
     Ma è comunque questa la controparte reale (incredibilmente, un ragazzo solo che - immaginiamo con ben altri dietro di lui- tiene un intero Paese) con la quale dobbiamo oggi misurarci, come cittadini, come lavoratori, come scuola, come docenti, come specifica categoria.           E non ci siamo mai tirati indietro.
Sulla scorta di queste considerazioni dobbiamo ora rispondere alla domanda da cui ci eravamo mossi:
                                                                 RICOMINCIAMO CON RENZI  O CONTRO ?
     La risposta segue l’analisi sintetica precedente e la nostra storica linea dialettica:
     -  CONTRO RENZI per tutte le proposte negative e addirittura impresentabili;
     -  CON RENZI per le “parole” interessanti di alcune proposte – parole e proposte che però vanno chiarite bene e che, come Renzi ci ha abituato, potrebbero purtroppo “cambiare verso” e significato, venendoci invece contro, in generale come scuola ed in particolare come categoria.
Ma se finisse così,  la contrarietà sarebbe definitivamente totale ed anche molto indignata.
     Esaminiamo dunque ora in generale dettaglio il preambolo, i 6 capitoli ed i 12 punti del testo governativo.
Il Preambolo: Al Paese serve una buona scuola  - Vi stupiremo: per noi il Preambolo è addirittura perfetto!!
     Essendo dialogico, arioso, animato da entusiasmo e fiducia, è positivamente contagioso; essendo generico e quindi evitando i cruciali “come” e “perché”, non dà motivo di sviluppare contrarietà, che invece suscitano poi le proposte descritte nei capitoli.
    Leggendo solo il Preambolo, si viene “ammaliati” dal fluire delle parole e dei concetti generalissimi, sui quali non si può non concordare: chi è che si può opporre ad una “buona scuola”? chi alla necessità irrimandabile di una “svolta”? chi alla opportunità di una “valorizzazione delle competenze” e di un “incentivo all’impegno”? Non c’è praticamente traccia di concetti divisivi nelle 4 pagine di sintesi e nella paginona di appello conclusivo agli “innovatori d’Italia”.
     E così, pensando anche al Grande Imbonitore Giovane Simpatetico che lo propone , viene voglia di affidarsi; e quindi chiuderla lì con la lettura di un testo che, con questa presentazione, si pensa che non possa che essere ottimo.
Ed invece, come vedremo più avanti, in molti aspetti il testo è pessimo.
     E incidentalmente vien allora da pensare che, in generale nel governo del Paese, il grande consenso a Renzi si potrebbe capovolgere quando dai “preamboli” di questi mesi si passerà a doversi confrontare con i veri provvedimenti.
Ma Renzi potrebbe anche cogliere definitivamente in positivo il consenso che tutti i suoi “preamboli” anche in noi  suscitano! Dovrebbe però cambiare alleanze sociali e prendere i soldi, che fanno la vera differenza tra “annuncio” e provvedimenti reali, nell’ordine: da “chi ha provocato la crisi”(i 4 malaffari citati), da “chi non ha mai pagato”(la marea di privilegiati di vario tipo) e, se serve ancora, da “chi comunque i soldi li ha tanti” (assai spesso coincidenti con le prime due categorie).
Quel che è certo è, da un lato, che anche a lui non possono riuscire bene “pranzi di nozze con i fichi secchi”; e dall’altro, che “chi ha sempre pagato non può pagare più”  - e infatti così il Paese stavolta non si riprende.
Siamo dunque consapevoli che chi tentasse seriamente il capovolgimento suddetto rischierebbe davvero la vita, e scontri sociali pesanti: ma intanto,senza scelte giuste, coraggiose e radicali, e’ il Paese che sta morendo.
Usciamo ora dal Preambolo ed entriamo nella ben diversa realtà della “Buona Scuola” proposta.
Ma sono indispensabili almeno due premesse cruciali.
- Appare una grave scorrettezza proporre ad una consultazione di tutti i cittadini molte tematiche che sono riservate alla contrattazione; e ancor più farlo mentre ci si rifiuta di confrontarsi direttamente proprio con i sindacati !! A tali argomenti dovremmo non rispondere.
Lo facciamo, però, perché le tesi sostenute in tali punti sono, per giunta, le peggiori del testo e vanno smontate.
- Siamo costretti a procedere a commenti di forte sintesi, per non arrivare ad altre 136 pagg. (come peraltro saremmo “con fatica ma facilmente” in grado di fare, riscrivendo tutto il testo da una prospettiva opposta – di scuola-comunità di Don Milani, di scuola-misura umana della Montessori, purtroppo spesso citati fuori luogo, e di scuola conviviale del grandissimo non citato Ivan Illich) : speriamo non a danno di sostanziale chiarezza e completezza.

Capitolo I – Assunzioni docenti.  In generale, ottima scelta l’assunzione dei docenti GaE in unica soluzione dal  2015.
Bisogna però sottolineare, come lo stesso testo non nasconde, che la spinta forte è anche evitare/parare la sentenza della Corte europea che potrebbe condannare a novembre c.a. a miliardi di sanzioni ed all’assunzione coatta di chi ha almeno tre rinnovi di supplenze annuali: ma meglio così. Ma altri profili sono incongrui e non condivisibili.
Da una parte, i 148.100 posti non paiono sufficienti per un rilancio decisivo delle ore-scuola: bisogna infatti ripristinare almeno gran parte delle ore tagliate, per puro risparmio e non per didattica!,dai decreti Gelmini; dall’altra, restano fuori molti precari  che non hanno fatto solo poche ore/giorni di supplenza episodica, ma hanno investito lustri e denari della loro vita sulla scuola ed hanno una professionalità in formazione della quale la “buona scuola” potrebbe giovarsi.
Allargare, magari gradualmente , con logica, ad almeno ampia parte di costoro l’assunzione, sarebbe decisivo.
Inoltre, dovrebbe essere assolutamente chiaro che prima di indire nuovi concorsi debbono essere assunti tutti i precedenti vincitori.  Le tecnicalità, poi, non erano da inserire neppure in consultazione ma sono da trattare con sindacati e coordinamenti vari.
Va poi risolta la condizione specifica dei docenti tecnico-pratici, prevedendo una buona volta una formazione iniziale basata (per i diplomati successivamente al 2000/2001 e senza supplenze svolte ad oggi) su laurea specifica congiunta a diploma specifico ed un reclutamento omogeneo a quello di tutti gli altri docenti.
                                                     Quindi,  con Renzi a queste condizioni. Senza NO.

Capitolo II – Formazione in servizio, Carriera docente, Progressione stipendiale.                   Arrivano le dolenti note.

1) Formazione permanente.  E’ condivisa da tutti! e così la sua plasticità e poliedricità.  Ma va concepita e praticata non come strumento di affermazione e carriera individuali ma come processo collegiale e condiviso di crescita dell’insieme del corpo docente di una scuola e dell’O.F. di essa, perché solo così produce vero arricchimento comune invece che veleno reciproco . Ha bisogno di incentivi e strumenti, ma innanzi tutto culturali e interpersonali, di tempi appositamente retribuiti, di spazi (fisici e di rete) attrezzati e dedicati. E soprattutto non può essere piegata ad una funzione di stratificazione meritocratica (mentre sarà spontaneo il valorizzare collegiale delle competenze a fini comuni). E, ancor più, non può assolutamente essere la base dell’avanzamento stipendiale entro la stessa funzione docente!! (mentre è scontato che per l’avanzamento di carriera in senso stretto – presidenza, ispettorato – la specifica nuova preparazione sarà decisiva!)
     E’ stravecchio il tentativo di eliminare gli scatti di anzianità sostituendoli con quelli di merito! E da Berlinguer in poi è sempre fallito. Perché è la proposta truffaldina di estorcere forza lavoro ancor più qualificata ad esclusivo carico del lavoratore – che “mangia la foglia” e si ribella.
     Il percorso docente ordinario arricchisce e aggiorna di per sé, è già formazione in servizio se fatto con passione e coscienza, e giustifica gli avanzamenti stipendiali x anzianità.
     Se poi lo Stato ha i mezzi per sostenere tempi ed impegno ulteriori dei docenti  per la formazione in servizio ulteriore, essa è benvenuta per quasi tutti i docenti: ma i tempi ed l’impegno vanno retribuiti di per sé a parte,mentre i risultati differenziati non possono essere che stimoli e non clave per discriminare i meno  “bravi”.  Nel testo governativo, invece si stravolge tutto ciò, con un produttivismo ottuso, di basso livello culturale anche per una fabbrica.
Infatti, da un lato non solo si basano tutti gli aumenti sul “merito” da esami vari, ma addirittura si aumenta la concorrenza prevedendo che solo il 66% dei docenti possa averli ogni volta; dall’altro si evidenzia esplicitamente che questa gara tra docenti è la migliore formazione per renderli capaci di trasmettere una logica di concorrenzialità agli studenti! Il testo non fa certo venire in mente un corpo docente coeso e classi affiatate e solidali, ma in entrambi gli ambiti una guerra di mani alzate litigiose all’insegna del <<lo so io! ho alzato la mano prima io!>>.
     Le premesse per qualsiasi possibilità di introdurre meccanismi meritocratici senza farne strumenti distruttivi sono dunque diverse: uno stipendio di base sicuramente adeguato alla vita quotidiana; scatti stipendiali di anzianità adeguati agli aumenti di costo della vita e all’aumento ordinario di professionalità; tempi di formazione ulteriore in servizio comunque retribuiti a parte; premialità economica conseguente a verifica positiva degli esiti formativi tale da non incidere grandemente sullo stipendio complessivo            [e in Italia le prime tre condizioni non si sono mai realizzate!]
E inoltre, dal lato educativo, che tale premialità non venga presentata e vissuta come esito di una gara che penalizza i”perdenti”ed esalta i “vincitori” ma come riconoscimento per un’eccellenza tendenzialmente spontanea e condivisa.
Siamo quindi contrarissimi ad ogni riconoscimento di merito finché non vi siano le condizioni stipendiali suddette.
Ma il testo propone la premialità proprio perché il governo non può (per le scelte politico-sociali suddette)impegnare i tanti miliardi necessari a realizzare quelle precondizioni di civiltà retributiva!!

2) Trattamento stipendiale. Deprimente paragrafo – oltre che totalmente fuori luogo, come sopra dicevamo.
a) Le cifre stipendiali indicate sono fantasiose e senza senso: ai cittadini si fa credere siano stipendi quelli che sono costi totale per il MIUR, 20.000 € più alti dei lordi in busta! ma perché fate ‘ste cose??
b) Aumenti a fine carriera: paradossale che si presenti come grande proposta di avanzamento economico raggiungere a fine carriera 2.000 € più di quel che si raggiunge oggi…dopo due CCNL annullati!! Se non si fosse fermi al 2009 , infatti, OGGI a fine carriera probabilmente avremmo molto di più di  questi importi! (e non avremmo perso decine di migliaia di euro lungo lo sviluppo della carriera!!)
c)  Scatti meno distanziati: sono un vantaggio, ma i mancati rinnovi  di questi  anni non sono certo compensabili .
E certo non si parla di arretrati!! né, senza scioperi, sarebbe stato ipotizzabile il nuovo contratto prima del 2020!
d)  Mobilità. Fantasioso e discriminatorio il metodo ed il risultato: non convince proprio l’esito  ipotizzato.
                                                         Su tutto il capitolo, siamo CONTRO RENZI.

Capitolo III – La vera autonomia…                 Continuano le note dolenti

    Questo capitolo è   il coerente completamento del precedente: insieme costituiscono la più completa e “suadente” elaborazione della teoria della “scuola-azienda  piramide” che ci sia stato dato di leggere. Il nostro giudizio è del tutto negativo.
Avremmo bisogno di rispondere disegnando la scuola opposta che abbiamo in mente e che generazioni di docenti hanno cercato di alimentare, trasformare e tenere in vita nei  decenni trascorsi in tanti istituti . Lo spazio ragionevolmente occupabile non lo consente. Diremo l’essenziale.
     Certo che responsabilità ed AUTO-valutazione (nel quadro di un sistema generale di democratici stimoli, aiuti e controlli ) sono essenziali ad una autonomia che valorizzi le potenzialità della comunità scolastica; certo che l’autoreferenzialità è da escludere [Il solito “preambolo” condivisibile!].
Ma subito dopo, come al solito, bisogna dare un senso, democratico-costituzionale e didattico-organizzatorio corretto, alle parole. E qui, nel testo, ritorniamo ai problemi di stravolgimento accennati.
Nell’autonomia di Renzi troviamo un preside iper-vertice, che può dapprima scegliere i docenti per la SUA scuola dal “Registro nazionale dei docenti”, da creare già dal 2015 mettendovi tutte le referenze  attribuite da un “Sistema nazionale di valutazione” di pari data; poi può scegliere tra costoro i coordinatori dei vari ambiti (didattica, valutazione,orientamento) e <<premiarne, anche economicamente, l’impegno>> ; e avrà di fronte ed al fianco organi collegiali <<rivisitati>> che nulla potranno sul suo dominio sulla didattica e sui docenti .
Così vi sarà una insindacabile (<<consultati gli OO.CC.>>, i docenti no, evidentemente!) mobilità e gerarchizzazione, anche economica, di “designati”, e ogni scuola potrà scegliere (o scacciare, evidentemente!) i propri docenti, in una guerra fra tutti.
     Una guerra che “felicemente” trasmetterà ai discenti un chiaro messaggio su come prepararsi ad affrontare la vita: cercando di acquisire le migliori competenze (e furberie, naturalmente, come in ogni guerra) contro gli altri, come unico modo per emergere (o, come i malcapitati loro docenti, almeno restare”in vita” nella loro scuola!).
     E d’altronde è lo stesso messaggio che possono ricavare dalla progressione docente non solo esclusivamente per <<meriti>> (stabiliti in primis dal preside indirettamente, essendo lui che designa il coordinatore della valutazione!) ma addirittura anche “ad esclusione”! (ce n’è solo per il 66%!).
     Ed è esplicitatamente detto nel capitolo II che è proprio questo esito “formativo” (sic) sui discenti che si vuole ottenere con l’esempio di come sono selezionati i docenti: <<i docenti devono insegnare ai ragazzi a mettersi in gioco ma per farlo credibilmente devono poter credere loro per primi che mettersi in gioco paga. E lo Stato oggi ha il dovere di risolvere questa equazione>> [ne va dell’educazione alla concorrenza!]- Insomma: selezionando e discriminando i docenti elimino ogni immagine di “egualità” e “libertà" futura anche dalla mente dei discenti .
In questo quadro “confortante”, la modifica degli OO.CC., del T.U. del 1994, lo “Sbocca scuola”(pessimo nome, visto i contenuti dello “Sblocca Italia” appena passato!) che sopprima le “100 norme peggiori”, mettono davvero preoccupazione: il rischio è che le modifiche peggiorino gravemente l’esistente, come le proposte sopra esaminate!!!
     Caro Matteo, la nostra scuola è differente: è, consenticelo, molto più civile, come la società che abbiamo in mente, quella disegnata a larghi tratti dalla nostra amata Costituzione – ed anche oltre essa, ma sulla stessa direzione, come ragazzi che hanno cominciato tanti anni fa a camminare su quel sentiero e diventando adulti e poi genitori e docenti (e magari poi anche nonni), volentieri e semplicemente e umilmente disponibili anche a prenderti per mano su quella strada, hanno scoperto completamenti, articolazioni, sviluppi che riescano a coniugare una professionalizzazione forte con una modalità collegiale e condivisa di acquisizione. Quelli poi di noi che lavorano negli ITI ed IP condividono totalmente l’idea di una scuola che sia anche azienda (gli insegnanti tecnico-pratici, in particolare, l’hanno creata da almeno 70 anni e ne sono il fulcro) – ma una “scuola-azienda cooperante”e non “concorrente”al suo stesso interno; una “scuola producente”come le scuole, fin dalle elementari, di Gandhi e non “produttivista”, come quella ipergerarchica che tu ci proponi per abituarci a fabbriche/uffici/servizi iperfordisti/ipertoyotisti (che tra l’altro sono ormai già il passato di fronte ai paradigmi di vita e di produzione/lavoro che saranno indispensabili per superare la crisi di civiltà in cui siamo…), una scuola fondata sulla collaborazione e la valorizzazione reciproca, sulla organica e rigorosa CORRESPONSABILITA’( tutti insieme in avanti e non un uomo solo al comando!) – e dunque molto più efficiente ed efficace, e più produttiva anche in termini tradizionali, perché ha la marcia in più dell’umanizzazione dei rapporti e degli obiettivi.
Dal paragrafo 3.5 del III Capitolo in poi, troviamo invece molti punti che potrebbero essere positivi, con le indispensabili precisazioni e con la loro collocazione in quel diverso contesto sopra accennato.
Quindi, non potendo compiere qui una ADEGUATA analisi costruttiva e propositiva di altri 3 capitoli e mezzo, e dei relativi punti di sintesi finali, RIMANDIAMO QUESTA PARTE DELLA DISAMINA AD UN SERIO CONFRONTO DIRETTO CON IL MINISTERO ED IL GOVERNO, SE VORRANNO DAVVERO AVERE UN CONTRIBUTO FUORI DA SCHEMI PRECOSTITUITI E DA PREGIUDIZIALI CONSENSI O CONTRAPPOSIZIONI.
VA DA SE’ CHE SE MIUR E GOVERNO NON SI SOTTRARRANNO A QUESTO CONFRONTO E ACCETTERANNO DI VALUTARE LE PROPOSTE COSTRUTTIVE CHE RECHIAMO SUI CAPITOLI E PARAGRAFI CHE SEGUONO, VORRA’ DIRE CHE ANCHE SUI CAPITOLI ESAMINATI SI POTRA’ RIAPRIRE UN CONFRONTO CHE EVIDENZI COME I RISULTATI FORMATIVI DI DOCENTI E DISCENTI E DI FUNZIONALITA’ DELLE SCUOLE POSSANO ESSERE DAVVERO OTTENUTI CON IL DIVERSO APPROCCIO CHE SOSTENIAMO.
E CHE, SE IL NOSTRO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SI DIMOSTRASSE CAPACE DI RIESAMINARE IL COMPLESSO DEI SUOI ATTEGGIAMENTI RIGOROSAMENTE CRITICATI SOPRA, OTTERREBBE DA PARTE NOSTRA LA TRASFORMAZIONE DELLA CONTRARIETA’ RUVIDAMENTE ESPRESSA IN UN MOTIVATO, AUTENTICO E ADDIRITTURA FINANCHE AFFETTUOSO SOSTEGNO.
SI TRATTEREBBE DAVVERO DEL PRIMO EFFETTIVO “CAMBIO DI VERSO” (E CHE CAMBIO!) DI RENZI.
RESTIAMO PURTROPPO, OVVIAMENTE, CONVINTI CHE NON SIA QUELLO CHE ACCADRA’. PECCATO.
VORRA’ DIRE COMUNQUE CHE SARA’ SOLO RENZI, ALLA FINE, A DECIDERE SE POSSIAMO RIPARTIRE DA LUI O NO.

Paolo Grillo

Segretario generale AID

 

 

 

 

Se questa fosse la modernità, allora dovremmo dire <<aridatece er puzzone!>>che almeno faceva gareggiare per un presunto amor di patria e non per soldi ed autoaffermazione.

 

 

 


AID - Associazione Nazionale Insegnanti Diplomati - Viale Glorioso, 29 - 00153 Roma - tel.:065812959 - cell.:3664346852
C.F.:06469370586 - PEC: