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7 settembre 2014

RICOMINCIAMO DA RENZI.

O FORSE CONTRO?

   Tanti anni fa, quando ancora scalavamo - con enorme fatica ed esiti altalenanti di avvicinamento e di stop - la montagna della discriminazione legislativa della categoria [voto solo consultivo per tutti gli “ITP”compresenti (ormai, già allora, quasi tutti), voto poi totalmente perequato con la legge del 1999 e la relativa circolare 28 del 2000 (a proposito, cerchiamo di difendere di più nelle singole scuole la parità così sancita)], all’ennesimo scottante insuccesso si era diffuso un forte scoramento tra molti colleghi (<<…sono almeno vent’anni che spieghiamo a tutti le nostre ragioni e non se ne vede la fine…non ce la faremo maitocca ricominciare tutto da capo ogni 9-12 mesi che cambia ministro!>>). [Segue]
   Anch’io ed i colleghi più attivi (e forse di più, dato il lavoro massacrante svolto) sentivamo il colpo ma “nun ce passava manco pà ‘a capa” l’ipotesi di mollare.
   Presi allora a prestito il titolo di un celebre film di Massimo Troisi per l’articolo di apertura del nostro giornale ( che ai tempi, con quasi 1500 iscritti, potevamo stampare ed inviare a casa) in cui invitavamo i colleghi a ri-serrare le fila: <<Ricominciamo da tre>> scrivemmo – se delle cose buone (<<almeno tre>> diceva Troisi) abbiamo fatto e ci siamo molto avvicinati al risultato, non ha senso deprimersi fortemente, pensare di dover ripartire da zero o addirittura decidere di lasciar perdere. E infatti tre anni dopo il risultato arrivò.
   Conosciamo sulla nostra pelle la storia successiva a quella nostra incontrovertibile e totale vittoria: i burocrati del MIUR, con poche e parziali eccezioni, non l’hanno mai digerita ed hanno cominciato subito a cercare di capovolgere il risultato, fino al tentativo di aggirare/stravolgere la legge nei decreti Gelmini, e intanto sopprimendoci dal 30 al 50 per cento delle ore e deprivando del contenuto i nostri insegnamenti, mirando a sostituirci …con delle LIM.
   Chi ha comandato finora veramente al MIUR ha pensato quasi sempre (e qualche volta è arrivato a dircelo apertamente e finanche bonariamente in faccia) che, tanto, bastava aspettare che la “vecchia generazione” di “ITP” uscisse di scena (e qualcuno in particolare…) per poter “rimettere al proprio posto” la categoria – intanto falcidiata e sminuita ben bene: per costoro la vittoria (nostra ma anche di una scuola migliore) del ’99-2000 non solo non è stata la fine di una “guerra” ma una sorta di provocazione (secondo loro avallata solo populisticamente dal Parlamento) di questi arroganti non-laureati e “macchinisti” che esigono di contare come i laureati e “intellettuali”. Insomma hanno contrastato e contrastano le nostre richieste, pur di pura perequazione, non per interessi materiali (che però nel tempo da fuori del MIUR si sono affacciati, per acquisti e per contributi alle aziende sostitutivi rispettivamente dei laboratori e nostri stipendi…) ma per semplice “razzismo culturale”: per dispregio della cultura operativa e del valore delle nostre capacità e competenze (dispregio purtroppo talora favorito da qualche comportamento incongruo di qualche collega – come peraltro avviene anche in tutte le categorie non “sottoesame” come è la nostra) - pensando quindi, “in buona fede” (sic), di “fare il bene della scuola”, resistendo a delle nostre pretese viste come infondate e finanche assurde.
   La categoria ha ovviamente cercato sempre di spiegare l’insussistenza delle inverosimili prevenzioni nei nostri confronti; e siamo riusciti tante volte ad intavolare un confronto di “culture”, oltre che di “funzioni” e “diritti”, con alcuni dirigenti: ma ne abbiamo ricavato solo attestazioni (anche sincere e concrete, e quindi magari gradite ma non cercate) di stima personale verso alcuni, ma quasi nessuna modifica di mentalità verso la categoria, vista sempre, sostanzialmente, con disistima e come portatrice di una “non cultura” o, al più, di una “cultura minore”.
Viceversa, i politici (forse anche perché ben più pragmatici) hanno compreso molto di più e ci hanno permesso di ottenere la legge di perequazione giuridica. Poi ci sono stati Berlinguer (nella sua parte applicativa), Moratti, Fioroni e Gelmini/Tremonti – e abbiamo dovuto cercare di “RICOMINCIARE NUOVAMENTE – MA ALMENO DA CINQUE”, stanti almeno la legge 124/99 e la circolare 28/2000 intanto conquistate.
   E CI STAVANO RIUSCENDO, SENZA DARNE PUBBLICI ANNUNCI SPIAZZANTI, LAVORANDO AI FIANCHI IL “SISTEMA”.

Ma ora è arrivato Renzi.

   E col suo testo torna in gioco veramente TUTTO, e forse DEFINITIVAMENTE.

   TUTTO   perché in queste pagine (comunque le si valuti, complessivamente e nelle singole parti) si condensa e si sistematizza sostanzialmente TUTTA la CONCEZIONE “MODERNIZZATRICE” (o sedicente tale) della scuola (e più in generale delle relazioni e dei processi sociali) che è stata elaborata dall’inizio degli anni ‘80 nel mondo ed ha cominciato ad attecchire in Italia dall’inizio degli anni ’90, anche come risposta “normalizzatrice” al movimento Cobas ed in generale ai movimenti di base (associazioni e sindacati, complessivi e/o di settore come il nostro, senza sindacalismo di professione), sorti per la tutela e la valorizzazione diretta, generalizzata, perequativa e solidale della condizione economica, culturale e professionale di docenti e lavoratori e per l’affermazione di una scuola pubblica, gratuita, inclusiva e promotrice di una formazione culturale completa (umana, civica, scientifica, professionale) dei giovani fino almeno alla maggiore età – e perché non restando praticamente nulla fuori da questa “RIVOLUZIONESCOLASTICA GENERALEe traendo forza e significato ogni singola proposta in essa dal pari << orientamento culturale>> delle altre, il tentativo è dichiaratamente di far passare tutto insieme il pacchetto (o “pacco”?), sostituendo in un sol colpo tutte le impostazioni odierne (in parte viste come “vetero” ed in parte come frutto di ormai fragili e superabili compromessi) e <<CAMBIANDO VERSO>> a tutta la scuola in UN’UNICA DIREZIONE  -  UNICA DIREZIONE allineata, e quindi rafforzata ulteriormente, con quella parallelamente proposta per la trasformazione della P.A., del lavoro, dell’economia, della società.

   DEFINITIVAMENTE     perché i tempi della politica e del sociale non sono infiniti, ed è troppo tempo (troppi decenni!) che l’Italia sta nel guado ed è ormai insostenibile starci: se la “proposta Renzi” sfonderà nella scuola, per almeno un decennio si lavorerà per attuarla e dopo, se si volesse cambiarla avendo verificato più danni che vantaggi, sarebbe necessario un sconquasso enorme per farlo…. E se poi anche le altre parallele “proposte di CAMBIO VERSO” si affermassero, anche il referendum sulle “riforme” costituzionali perderebbe di portata, in un Paese a quel punto stabilizzatosi in UN UNICO OMOGENEO VERSO CULTURALE.
   Ecco che allora, da oggi in poi, tutto quel che abbiamo ottenuto e quel che saremo come categoria (in primis la nostra stessa sopravvivenza nella scuola) e poi come docenti e in generale lavoratori (e come genitori), dipendono da quel che si può desumere dal testo di Renzi e DA COME POTREMO O MENO “ORIENTARLO” A NOSTRA CORRETTA TUTELA SOTTO QUESTI VARI ASPETTI, PROMUOVENDO QUEL  
“CAMBIO DI CULTURA”  (E NELLO SPECIFICO, QUEL SUPERAMENTO DEL <<RAZZISMO CULTURALE>>) CHE IN TANTI ANNI NON SIAMO RIUSCITI AD OTTENERE.

   OGGI, INSOMMA, SI TRATTA DI  <<RICOMINCIARE DA E CON RENZI>>
  
SE TROVEREMO CON IL SUO TESTO E CON IL SUO ASCOLTO LE SINTONIE NECESSARIE – O DI, DURAMENTE, <<RICOMINCIARE, E FINIRLA STAVOLTA! CONTRO RENZI>>
  
SE IL PERCORSO DELLA PEREQUAZIONE DELLA CATEGORIA E DELLA VALORIZZAZIONE DELLA SCUOLA , DEGLI INSEGNANTI E DEL PERSONALE SARA’ PRECLUSO DALLE POSIZIONI REALI DI QUESTO GOVERNO CHE DOVESSERO RIVELARSI SOLO MALAMENTE “TERMINALI” DI UN PROCESSO QUANTO MENO AMBIGUO TENTATO ALMENO DAGLI ANNI ’90.

   Credo sia evidente che ci sforzeremo tutti, partendo da una valutazione d’insieme della proposta governativa e della visione culturale che la ispira, di vedere e sottolineare anche  il positivo ed il negativo che dovessimo rilevare via via nella specifica articolazione del testo; e che NON CI PROPONIAMO CERTO, A PRIORI, DI SPOSARE O RIGETTARE IN TOTO IL PACCHETTO PROPOSTO.
   Peraltro abbiamo sempre praticato una linea dialettica nell’esame delle riforme e dei loro singoli punti; ma ormai è dalla “riforma” Moratti (che pure in extremis era stata resa meno dannosa) che le scelte governative (con l’eccezione dell’ambiguo “cacciavite” di Fioroni) sono complessivamente ed omogeneamente negative e, insieme(e proprio per questo loro essere delle contro-riforme mirate a stroncare il servizio pubblico scuola),  DI FATTO immodificabili: della Gelmini, ultimo esempio, non c’era nulla da salvare o limare! né fu consentito farlo e neppure tentarlo!

    Ora Matteo dice che vuole ascoltare tutti prima di decidere con un ampio consenso; e noi vogliamo stare sereni e cogliere il positivo di questo atteggiamento – anche se è smaccato l’appello renziano (in gran parte populistico e demagogico) ad una “scesa in campo” diretta (una sorta di <<ditelo a Matteo>>) delle famiglie (con un esito pari alla suddetta connotazione dell’appello stesso) che potrebbe essere poi usata contro le eventuali resistenze di docenti e non docenti…e si potrebbe malignamente pensare che proprio per questo quella della scuola è l’unica “riforma” sulla quale Matteo non solo mette tutti i testi a disposizione mesi prima ma apre una consultazione all’intero Paese (mentre sulle altre non sanno nulla neppure i ministri il giorno prima e ogni confronto è negato anche ai maggiori sindacati – che sommati rappresentano, diciamolo, un numero di cittadini ben superiore agli elettori del PD).
   Ma Matteo è giovane ed entusiasta e forse è solo animato da tanto slancio, non da una gran furbizia come pare ai suoi detrattori. E riteniamo comunque che sia una splendida occasione poter leggere ed esprimersi su un organico complesso di provvedimenti che vogliono “rivoluzionare” il comparto nel quale abbiamo più titolo e competenze per giudicare e proporre.       Approfittiamone e parliamo!
  
Quel che è certo è che noi non siamo gufi ma neppure facciamo Letta di cognome; e, pacatamente, dimostreremo entrambe la cose.

ECCO PERCHE’ VI CHIEDIAMO DI LEGGERE IL TESTO DI RENZI CON PARTICOLARE ATTENZIONE, INSIEME CON I COMMENTI DEI MOLTI GIORNALI E DEI SINDACATI E ASSOCIAZIONI E PARTITI CHE PUBBLICHEREMO,
   E DI INVIARCI LE VOSTRE VALUTAZIONI, generali e su punti specifici.

ELABOREREMO POI UN TESTO DELL’ASSOCIAZIONE IN TEMPO PIU’ CHE ADEGUATO A PARTECIPARE ALLA CONSULTAZIONE PREVISTA DA RENZI.

E CON QUELLE POSIZIONI ANDREMO AL CONFRONTO, CONTANDO SULLA BONTA’ DELLE NOSTRE RAGIONI (CHE SARANNO COME SEMPRE DIMOSTRABILI E DIMOSTRATE, FONDATE SU PRINCIPI, ANALISI E PROPOSTE OPERATIVE) E SUL NOSTRO ATTEGGIAMENTO DIALOGICO E, SE POSSIBILE ED UTILE, ANCHE MEDIATORIOMA SE NECESSARIO ANCHE SU UNA FORTE E DETERMINATA DUREZZA, collettivamente rafforzata con l’alleanza con tutte le strutture disponibili,

   ADEGUATA ALLA POSTA TOTALE E FINALE IN GIOCO.

7 settembre2014

Paolo Grillo

 

 

 


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