15 settembre 2014
LA “CATTIVA-BUONA S(C)OLA” DI UN “GRANDE SOLA”?
Non si potrà dire che ci siamo espressi precipitosamente sul
grande “poema scolastico” renziano: abbiamo proposto più di due
mesi fa di aprire una consultazione interna alla categoria,
lasciando prudentemente aperta la valutazione specifica e
finanche quella articolata complessiva, pur evidenziando subito
i rischi della linea “modernizzatrice” che conforma tutto il
testo; e rifuggendo intenzionalmente perfino dallo stigmatizzare
subito (e perfino dal sottolineare) – come pure avremmo potuto,
e forse dovuto – la sfrenata invasione di campo sugli aspetti
meramente contrattuali (sia economici che normativi), da
riservare, invece, al confronto tra i lavoratori e il governo.
Insomma, glissando sugli elementi di forte negatività
già immediatamente evidenti, abbiamo voluto concedere al testo
governativo [ fidando sul fatto che gli sproloqui sugli elementi
contrattuali possano essere separati dalla parte
didattico-progettuale del testo ] uno spazio di credibilità
provvisoria in virtù dei molti aspetti nei quali le innovative e
talora entusiaste parole usate potevano (e potrebbero ancora, se
realmente si volesse tradurle in atti) prospettare una vera
“svolta” – il famoso <<cambio di verso>> a cui il premier ha
legato la sua immagine ed il suo futuro politico.
Ma si trattava (e si tratta ancora), nei suddetti
aspetti, di sole parole da interpretare: e ci pare evidente che,
a fronte di mancati ulteriori chiarimenti/fatti diretti, l’unico
criterio di interpretazione discenda dai comportamenti e dalle
parole e dagli atti intervenuti sul piano generale dall’inizio
di settembre ad oggi.
E purtroppo non si tratta di comportamenti, parole e atti
positivi.
Potremmo esaminarli uno ad uno distintamente, ma finiremmo per
scrivere un testo di critica su Renzi e il suo governo, ed
invece dobbiamo esprimere la nostra valutazione (e
controproposta) su questo atto.
Perciò ci limitiamo ad una sintesi estrema, con tutti i
conseguenti limiti.
E’addirittura plateale che Renzi, specialmente dopo
l’estate, da un lato, sia nelle dichiarazioni che nei
provvedimenti finora proposti o adottati (riforma p.a., jobs act,,
aggiornamento DEF, sblocca Italia, legge di stabilità 2015,
rinvio per un altro quinquennio dei contratti pubblici,
ri-limitazione delle pensioni, riduzione IRAP, ecc) si è ormai
apertamente schierato a favore del capitale, italiano e
internazionale, e della compressione dei diritti (economici,
normativi, sindacali) dei lavoratori dipendenti, privati e
pubblici, ritenendo (o solo spacciando) tale scelta come l’unica
capace di…difendere (!) il lavoro, che altrimenti (si
dice)migrerebbe verso paesi con lavoratori a minor costo – o
comunque non sarebbe utilizzabile qui per l’eccessivo costo
finale dei prodotti a causa delle “rigidità” della forza lavoro
[e consentiteci di dire“en passant”che si tratta di scelte
“vecchie” e assurde, da una parte impraticabili nelle misure
necessarie ad ottenere risultati utili sul finale costo dei
prodotti (è impossibile in ogni senso scendere ad un terzo o
meno dei salari attuali!), e dall’altra fuori da ogni logica non
solo sociale ma anche economica (come dimostrano sia le
retribuzioni doppie, e più, delle nostre in paesi ad avanzata
tecnologia, sia i testi di tutti gli economisti non
“neoliberisti”)]; dall’altro, (Renzi), sul piano dei
comportamenti, nell’adottare via via le scelte succitate (come
già nei comportamenti con Letta o nei tempi affermati per il
cronoprogramma o in altre occasioni), ha regolarmente capovolto
il senso e il contenuto delle sue iniziali/precedenti
affermazioni sulla sostanza dei temi oggetto dei provvedimenti
suddetti – poi ha perfino negato/glissato tali capovolgimenti.
Sono questi “cambi di faccia” che hanno già alienato a Renzi
parecchia fiducia e molte simpatie, anche tra persone amiche –
fino a quella definizione di “grande sòla” affibbiatagli (in
compagnia con Marchionne) da Della Valle…
E peraltro, da parte dei lavoratori che siano coscienti
della situazione del Paese e dei loro interessi, ci pare che
l’antipatico appellativo suddetto sarebbe ben meritato
sopratutto per i contestuali “cambi di campo”: quelli del capo
(mai fu più adatto il termine, dopo Craxi) di un partito “di
sinistra”, pur moderatissima, che con inusitata determinazione
si schiera (in antitesi a buona parte dei propri votanti) contro
diritti del lavoro, rinnovi contrattuali, rappresentanza
sindacale, ed è invece a favore di facilità di licenziamento, di
“sbancamento” dei territori, di svendite - sotto la sedicente
dizione di privatizzazioni - a italiani e stranieri di asset
essenziali del Paese…(e intenzionalmente escludiamo la giravolta
su Berlusconi - che pure ovviamente influisce su Rai, web,
giustizia, ecc - volendo citare solo i diretti contenuti e
perfino tralasciare il metodo, vedi anche quello interno) …e ci
fermiamo per il motivo sintetico suddetto [ma consentiteci di
dire “di sfuggita” che ovviamente si trattava (e si tratta) di
estendere a tutti l’art.18,nelle forme possibili, e non di
cancellarlo per chi lo ha; e che con la libertà piena di
licenziamento che rivendica e impone Renzi non ci sarà più chi
sia disposto a rischiare per difendere i diritti di tutti!
vogliamo tornare alle ferriere dell’ ‘800?].
In definitiva sostanza (ora è molto più chiaro che non due mesi
fa, stanti i decreti cruciali e le “parole” prodotti), Renzi da
una parte - non volendo toccare in alcun modo le grandi
ricchezze e disuguaglianze, e solo assai marginalmente evasione,
corruzione, sprechi e criminalità(economica, finanziaria,
mafiosa) - non può trovare i mezzi necessari per la vera
ricostruzione che serve al Paese, e quindi impone di curare il
quasi terminale cancro dell’Italia con un’indigeribile poltiglia
di pilloline scadute, al più utili per l’urna cineraria (invece
che con chirurgia e medicine reali), così definitivamente
conducendoci alla svendita e al cannibalismo estero;
dall’altra parte, il costo della “poltiglia” lo fa pagare
soprattutto a quelli che hanno sempre pagato e non a chi ha
provocato la crisi e se ne è arricchito (ossia, aumenti IMU,
TASI, IVA, ecc. per una sessantina (!) di Mld su tutti invece
che (a)forte patrimoniale progressiva solo sul 10% che detiene
il 50% del Paese, e (b)solo dopo aver fatto forte cassa sui
quattro “malaffari” suddetti); e infine procede sia con un
continuo stravolgimento delle parole (trasformate sia
nell’opposto di quanto prima adombrato sia nell’opposto del loro
senso storico – su tutto, definendo “riforme” le plateali
contro-riforme!) sia con l’utilizzo dei voti di chi voleva il
contrario di ciò che oggi fa.
Finire di ammazzare il Paese dicendo di salvarlo, far
pagare le pompe funebri a chi lo ha tenuto faticosissimamente
finora in vita, e fare tutto questo tramite la conquista (con
l’illusionismo del piglio, dell’età e delle parole) proprio del
consenso di coloro che si distrugge e grazie all’alleanza
smaccata con chi si dichiarava l’avversario irreconciliabile:
ciascuno di questi comportamenti e addirittura l’insieme
concatenato di essi è infinitamente riduttivo definirlo come il
procedere di un “sòla”.
Airaudo (ex n°2 della FIOM) l’ha definito un
incredibile “delinquente politico”; noi ci sforziamo di pensare
che si tratti innanzi tutto di un giovanotto estremamente
intelligente che con inverosimile autostima, disinvoltura e
ambizione ha imboccato una strada assai sbagliata,
tenacissimamente ora perseguita contro le prime evidenze
smaccate di danni irrimediabili – e speriamo che possa
ravvedersi profondamente, …e che Dio ci aiuti!
Ma è comunque questa la controparte reale
(incredibilmente, un ragazzo solo che - immaginiamo con ben
altri dietro di lui- tiene un intero Paese) con la quale
dobbiamo oggi misurarci, come cittadini, come lavoratori, come
scuola, come docenti, come specifica categoria.
E non ci siamo mai tirati indietro.
Sulla scorta di queste considerazioni dobbiamo ora rispondere
alla domanda da cui ci eravamo mossi:
RICOMINCIAMO CON RENZI O CONTRO ?
La risposta segue l’analisi sintetica precedente e la
nostra storica linea dialettica:
- CONTRO RENZI per tutte le proposte negative e
addirittura impresentabili;
- CON RENZI per le “parole” interessanti di alcune
proposte – parole e proposte che però vanno chiarite bene e che,
come Renzi ci ha abituato, potrebbero purtroppo “cambiare verso”
e significato, venendoci invece contro, in generale come scuola
ed in particolare come categoria.
Ma se finisse così, la contrarietà sarebbe definitivamente
totale ed anche molto indignata.
Esaminiamo dunque ora in generale dettaglio il
preambolo, i 6 capitoli ed i 12 punti del testo governativo.
Il Preambolo: Al Paese serve una buona scuola - Vi stupiremo:
per noi il Preambolo è addirittura perfetto!!
Essendo dialogico, arioso, animato da entusiasmo e
fiducia, è positivamente contagioso; essendo generico e quindi
evitando i cruciali “come” e “perché”, non dà motivo di
sviluppare contrarietà, che invece suscitano poi le proposte
descritte nei capitoli.
Leggendo solo il Preambolo, si viene “ammaliati” dal fluire
delle parole e dei concetti generalissimi, sui quali non si può
non concordare: chi è che si può opporre ad una “buona scuola”?
chi alla necessità irrimandabile di una “svolta”? chi alla
opportunità di una “valorizzazione delle competenze” e di un
“incentivo all’impegno”? Non c’è praticamente traccia di
concetti divisivi nelle 4 pagine di sintesi e nella paginona di
appello conclusivo agli “innovatori d’Italia”.
E così, pensando anche al Grande Imbonitore Giovane
Simpatetico che lo propone , viene voglia di affidarsi; e quindi
chiuderla lì con la lettura di un testo che, con questa
presentazione, si pensa che non possa che essere ottimo.
Ed invece, come vedremo più avanti, in molti aspetti il testo è
pessimo.
E incidentalmente vien allora da pensare che, in
generale nel governo del Paese, il grande consenso a Renzi si
potrebbe capovolgere quando dai “preamboli” di questi mesi si
passerà a doversi confrontare con i veri provvedimenti.
Ma Renzi potrebbe anche cogliere definitivamente in positivo il
consenso che tutti i suoi “preamboli” anche in noi suscitano!
Dovrebbe però cambiare alleanze sociali e prendere i soldi, che
fanno la vera differenza tra “annuncio” e provvedimenti reali,
nell’ordine: da “chi ha provocato la crisi”(i 4 malaffari
citati), da “chi non ha mai pagato”(la marea di privilegiati di
vario tipo) e, se serve ancora, da “chi comunque i soldi li ha
tanti” (assai spesso coincidenti con le prime due categorie).
Quel che è certo è, da un lato, che anche a lui non possono
riuscire bene “pranzi di nozze con i fichi secchi”; e
dall’altro, che “chi ha sempre pagato non può pagare più” - e
infatti così il Paese stavolta non si riprende.
Siamo dunque consapevoli che chi tentasse seriamente il
capovolgimento suddetto rischierebbe davvero la vita, e scontri
sociali pesanti: ma intanto,senza scelte giuste, coraggiose e
radicali, e’ il Paese che sta morendo.
Usciamo ora dal Preambolo ed entriamo nella ben diversa realtà
della “Buona Scuola” proposta.
Ma sono indispensabili almeno due premesse cruciali.
- Appare una grave scorrettezza proporre ad una consultazione di
tutti i cittadini molte tematiche che sono riservate alla
contrattazione; e ancor più farlo mentre ci si rifiuta di
confrontarsi direttamente proprio con i sindacati !! A tali
argomenti dovremmo non rispondere.
Lo facciamo, però, perché le tesi sostenute in tali punti sono,
per giunta, le peggiori del testo e vanno smontate.
- Siamo costretti a procedere a commenti di forte sintesi, per
non arrivare ad altre 136 pagg. (come peraltro saremmo “con
fatica ma facilmente” in grado di fare, riscrivendo tutto il
testo da una prospettiva opposta – di scuola-comunità di Don
Milani, di scuola-misura umana della Montessori, purtroppo
spesso citati fuori luogo, e di scuola conviviale del
grandissimo non citato Ivan Illich) : speriamo non a danno di
sostanziale chiarezza e completezza.
Capitolo I – Assunzioni docenti. In generale, ottima scelta
l’assunzione dei docenti GaE in unica soluzione dal 2015.
Bisogna però sottolineare, come lo stesso testo non nasconde,
che la spinta forte è anche evitare/parare la sentenza della
Corte europea che potrebbe condannare a novembre c.a. a miliardi
di sanzioni ed all’assunzione coatta di chi ha almeno tre
rinnovi di supplenze annuali: ma meglio così. Ma altri profili
sono incongrui e non condivisibili.
Da una parte, i 148.100 posti non paiono sufficienti per un
rilancio decisivo delle ore-scuola: bisogna infatti ripristinare
almeno gran parte delle ore tagliate, per puro risparmio e non
per didattica!,dai decreti Gelmini; dall’altra, restano fuori
molti precari che non hanno fatto solo poche ore/giorni di
supplenza episodica, ma hanno investito lustri e denari della
loro vita sulla scuola ed hanno una professionalità in
formazione della quale la “buona scuola” potrebbe giovarsi.
Allargare, magari gradualmente , con logica, ad almeno ampia
parte di costoro l’assunzione, sarebbe decisivo.
Inoltre, dovrebbe essere assolutamente chiaro che prima di
indire nuovi concorsi debbono essere assunti tutti i precedenti
vincitori. Le tecnicalità, poi, non erano da inserire neppure
in consultazione ma sono da trattare con sindacati e
coordinamenti vari.
Va poi risolta la condizione specifica dei docenti
tecnico-pratici, prevedendo una buona volta una formazione
iniziale basata (per i diplomati successivamente al 2000/2001 e
senza supplenze svolte ad oggi) su laurea specifica congiunta a
diploma specifico ed un reclutamento omogeneo a quello di tutti
gli altri docenti.
Quindi, con Renzi a queste condizioni. Senza NO.
Capitolo II – Formazione in servizio, Carriera docente,
Progressione stipendiale. Arrivano le dolenti note.
1) Formazione permanente. E’ condivisa da tutti! e così la sua
plasticità e poliedricità. Ma va concepita e praticata non come
strumento di affermazione e carriera individuali ma come
processo collegiale e condiviso di crescita dell’insieme del
corpo docente di una scuola e dell’O.F. di essa, perché solo
così produce vero arricchimento comune invece che veleno
reciproco . Ha bisogno di incentivi e strumenti, ma innanzi
tutto culturali e interpersonali, di tempi appositamente
retribuiti, di spazi (fisici e di rete) attrezzati e dedicati. E
soprattutto non può essere piegata ad una funzione di
stratificazione meritocratica (mentre sarà spontaneo il
valorizzare collegiale delle competenze a fini comuni). E, ancor
più, non può assolutamente essere la base dell’avanzamento
stipendiale entro la stessa funzione docente!! (mentre è
scontato che per l’avanzamento di carriera in senso stretto –
presidenza, ispettorato – la specifica nuova preparazione sarà
decisiva!)
E’ stravecchio il tentativo di eliminare gli scatti di
anzianità sostituendoli con quelli di merito! E da Berlinguer in
poi è sempre fallito. Perché è la proposta truffaldina di
estorcere forza lavoro ancor più qualificata ad esclusivo carico
del lavoratore – che “mangia la foglia” e si ribella.
Il percorso docente ordinario arricchisce e aggiorna di
per sé, è già formazione in servizio se fatto con passione e
coscienza, e giustifica gli avanzamenti stipendiali x anzianità.
Se poi lo Stato ha i mezzi per sostenere tempi ed
impegno ulteriori dei docenti per la formazione in servizio
ulteriore, essa è benvenuta per quasi tutti i docenti: ma i
tempi ed l’impegno vanno retribuiti di per sé a parte,mentre i
risultati differenziati non possono essere che stimoli e non
clave per discriminare i meno “bravi”. Nel testo governativo,
invece si stravolge tutto ciò, con un produttivismo ottuso, di
basso livello culturale anche per una fabbrica.
Infatti, da un lato non solo si basano tutti gli aumenti sul
“merito” da esami vari, ma addirittura si aumenta la concorrenza
prevedendo che solo il 66% dei docenti possa averli ogni volta;
dall’altro si evidenzia esplicitamente che questa gara tra
docenti è la migliore formazione per renderli capaci di
trasmettere una logica di concorrenzialità agli studenti! Il
testo non fa certo venire in mente un corpo docente coeso e
classi affiatate e solidali, ma in entrambi gli ambiti una
guerra di mani alzate litigiose all’insegna del <<lo so io! ho
alzato la mano prima io!>>.
Le premesse per qualsiasi possibilità di introdurre
meccanismi meritocratici senza farne strumenti distruttivi sono
dunque diverse: uno stipendio di base sicuramente adeguato alla
vita quotidiana; scatti stipendiali di anzianità adeguati agli
aumenti di costo della vita e all’aumento ordinario di
professionalità; tempi di formazione ulteriore in servizio
comunque retribuiti a parte; premialità economica conseguente a
verifica positiva degli esiti formativi tale da non incidere
grandemente sullo stipendio complessivo [e in Italia
le prime tre condizioni non si sono mai realizzate!]
E inoltre, dal lato educativo, che tale premialità non venga
presentata e vissuta come esito di una gara che penalizza
i”perdenti”ed esalta i “vincitori” ma come riconoscimento per
un’eccellenza tendenzialmente spontanea e condivisa.
Siamo quindi contrarissimi ad ogni riconoscimento di merito
finché non vi siano le condizioni stipendiali suddette.
Ma il testo propone la premialità proprio perché il governo non
può (per le scelte politico-sociali suddette)impegnare i tanti
miliardi necessari a realizzare quelle precondizioni di civiltà
retributiva!!
2) Trattamento stipendiale. Deprimente paragrafo – oltre che
totalmente fuori luogo, come sopra dicevamo.
a) Le cifre stipendiali indicate sono fantasiose e senza senso:
ai cittadini si fa credere siano stipendi quelli che sono costi
totale per il MIUR, 20.000 € più alti dei lordi in busta! ma
perché fate ‘ste cose??
b) Aumenti a fine carriera: paradossale che si presenti come
grande proposta di avanzamento economico raggiungere a fine
carriera 2.000 € più di quel che si raggiunge oggi…dopo due CCNL
annullati!! Se non si fosse fermi al 2009 , infatti, OGGI a fine
carriera probabilmente avremmo molto di più di questi importi!
(e non avremmo perso decine di migliaia di euro lungo lo
sviluppo della carriera!!)
c) Scatti meno distanziati: sono un vantaggio, ma i mancati
rinnovi di questi anni non sono certo compensabili .
E certo non si parla di arretrati!! né, senza scioperi, sarebbe
stato ipotizzabile il nuovo contratto prima del 2020!
d) Mobilità. Fantasioso e discriminatorio il metodo ed il
risultato: non convince proprio l’esito ipotizzato.
Su tutto il capitolo, siamo CONTRO RENZI.
Capitolo III – La vera
autonomia… Continuano le note dolenti
Questo capitolo è il coerente
completamento del precedente: insieme costituiscono la più
completa e “suadente” elaborazione della teoria della
“scuola-azienda piramide” che ci sia stato dato di
leggere. Il
nostro giudizio è del tutto negativo.
Avremmo bisogno di rispondere disegnando la scuola opposta che
abbiamo in mente e che generazioni di docenti hanno cercato di
alimentare, trasformare e tenere in vita nei decenni trascorsi
in tanti istituti . Lo spazio ragionevolmente occupabile non lo
consente. Diremo l’essenziale.
Certo che responsabilità ed AUTO-valutazione (nel quadro di
un sistema generale di democratici stimoli, aiuti e controlli )
sono essenziali ad una autonomia che valorizzi le potenzialità
della comunità scolastica; certo che l’autoreferenzialità è da
escludere [Il solito “preambolo” condivisibile!].
Ma subito dopo, come al solito, bisogna dare un senso,
democratico-costituzionale e didattico-organizzatorio corretto,
alle parole. E qui, nel testo, ritorniamo ai problemi di
stravolgimento accennati.
Nell’autonomia di Renzi troviamo un preside iper-vertice, che
può dapprima scegliere i docenti per la SUA scuola dal “Registro
nazionale dei docenti”, da creare già dal 2015 mettendovi tutte
le referenze attribuite da un “Sistema nazionale di
valutazione” di pari data; poi può scegliere tra costoro i
coordinatori dei vari ambiti (didattica,
valutazione,orientamento) e <<premiarne, anche economicamente,
l’impegno>> ; e avrà di fronte ed al fianco organi collegiali
<<rivisitati>> che nulla potranno sul suo dominio sulla
didattica e sui docenti .
Così vi sarà una insindacabile (<<consultati gli OO.CC.>>, i
docenti no, evidentemente!) mobilità e gerarchizzazione, anche
economica, di “designati”, e ogni scuola potrà scegliere (o
scacciare, evidentemente!) i propri docenti, in una guerra fra
tutti.
Una guerra che “felicemente” trasmetterà ai discenti un
chiaro messaggio su come prepararsi ad affrontare la vita:
cercando di acquisire le migliori competenze (e furberie,
naturalmente, come in ogni guerra) contro gli altri, come unico
modo per emergere (o, come i malcapitati loro docenti, almeno
restare”in vita” nella loro scuola!).
E d’altronde è lo stesso messaggio che possono ricavare
dalla progressione docente non solo esclusivamente per
<<meriti>> (stabiliti in primis dal preside indirettamente,
essendo lui che designa il coordinatore della valutazione!) ma
addirittura anche “ad esclusione”! (ce n’è solo per il 66%!).
Ed è esplicitatamente detto nel capitolo II che è proprio
questo esito “formativo” (sic) sui discenti che si vuole
ottenere con l’esempio di come sono selezionati i docenti: <<i
docenti devono insegnare ai ragazzi a mettersi in gioco ma per
farlo credibilmente devono poter credere loro per primi che
mettersi in gioco paga. E lo Stato oggi ha il dovere di
risolvere questa equazione>> [ne va dell’educazione alla
concorrenza!]- Insomma: selezionando e discriminando i docenti
elimino ogni immagine di “egualità” e “libertà" futura anche
dalla mente dei discenti .
In questo quadro “confortante”, la modifica degli OO.CC.,
del T.U. del 1994, lo “Sbocca scuola”(pessimo nome, visto i
contenuti dello “Sblocca Italia” appena passato!) che sopprima
le “100 norme peggiori”, mettono davvero preoccupazione: il
rischio è che le modifiche peggiorino gravemente l’esistente,
come le proposte sopra esaminate!!!
Caro Matteo, la nostra scuola è differente: è, consenticelo,
molto più civile, come la società che abbiamo in mente, quella
disegnata a larghi tratti dalla nostra amata Costituzione – ed
anche oltre essa, ma sulla stessa direzione, come ragazzi che
hanno cominciato tanti anni fa a camminare su quel sentiero e
diventando adulti e poi genitori e docenti (e magari poi anche
nonni), volentieri e semplicemente e umilmente disponibili anche
a prenderti per mano su quella strada, hanno scoperto
completamenti, articolazioni, sviluppi che riescano a coniugare
una professionalizzazione forte con una modalità collegiale e
condivisa di acquisizione. Quelli poi di noi che lavorano negli
ITI ed IP condividono totalmente l’idea di una scuola che sia
anche azienda (gli insegnanti tecnico-pratici, in particolare,
l’hanno creata da almeno 70 anni e ne sono il fulcro) – ma una
“scuola-azienda cooperante”e non “concorrente”al suo stesso
interno; una “scuola producente”come le scuole, fin dalle
elementari, di Gandhi e non “produttivista”, come quella
ipergerarchica che tu ci proponi per abituarci a
fabbriche/uffici/servizi iperfordisti/ipertoyotisti (che tra
l’altro sono ormai già il passato di fronte ai paradigmi di vita
e di produzione/lavoro che saranno indispensabili per superare
la crisi di civiltà in cui siamo…), una scuola fondata sulla
collaborazione e la valorizzazione reciproca, sulla organica e
rigorosa CORRESPONSABILITA’( tutti insieme in avanti e non un
uomo solo al comando!) – e dunque molto più efficiente ed
efficace, e più produttiva anche in termini tradizionali, perché
ha la marcia in più dell’umanizzazione dei rapporti e degli
obiettivi.
Dal paragrafo 3.5 del III Capitolo in poi, troviamo invece molti
punti che potrebbero essere positivi, con le indispensabili
precisazioni e con la loro collocazione in quel diverso contesto
sopra accennato.
Quindi, non potendo compiere qui una ADEGUATA analisi
costruttiva e propositiva di altri 3 capitoli e mezzo, e dei
relativi punti di sintesi finali, RIMANDIAMO QUESTA PARTE DELLA
DISAMINA AD UN SERIO CONFRONTO DIRETTO CON IL MINISTERO ED
IL GOVERNO, SE VORRANNO DAVVERO AVERE UN CONTRIBUTO FUORI DA
SCHEMI PRECOSTITUITI E DA PREGIUDIZIALI CONSENSI O
CONTRAPPOSIZIONI.
VA DA SE’ CHE SE MIUR E GOVERNO NON SI SOTTRARRANNO A QUESTO
CONFRONTO E ACCETTERANNO DI VALUTARE LE PROPOSTE COSTRUTTIVE CHE
RECHIAMO SUI CAPITOLI E PARAGRAFI CHE SEGUONO, VORRA’ DIRE CHE
ANCHE SUI CAPITOLI ESAMINATI SI POTRA’ RIAPRIRE UN CONFRONTO CHE
EVIDENZI COME I RISULTATI FORMATIVI DI DOCENTI E DISCENTI E DI
FUNZIONALITA’ DELLE SCUOLE POSSANO ESSERE DAVVERO OTTENUTI CON
IL DIVERSO APPROCCIO CHE SOSTENIAMO.
E CHE, SE IL NOSTRO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SI DIMOSTRASSE
CAPACE DI RIESAMINARE IL COMPLESSO DEI SUOI ATTEGGIAMENTI
RIGOROSAMENTE CRITICATI SOPRA, OTTERREBBE DA PARTE NOSTRA LA
TRASFORMAZIONE DELLA CONTRARIETA’ RUVIDAMENTE ESPRESSA IN UN
MOTIVATO, AUTENTICO E ADDIRITTURA FINANCHE AFFETTUOSO SOSTEGNO.
SI TRATTEREBBE DAVVERO DEL PRIMO EFFETTIVO “CAMBIO DI VERSO” (E
CHE CAMBIO!) DI RENZI.
RESTIAMO PURTROPPO, OVVIAMENTE, CONVINTI CHE NON SIA QUELLO CHE
ACCADRA’. PECCATO.
VORRA’ DIRE COMUNQUE CHE SARA’ SOLO RENZI, ALLA FINE,
A DECIDERE SE POSSIAMO RIPARTIRE DA LUI O NO.
Paolo Grillo
Segretario generale AID
Se questa fosse la modernità, allora dovremmo dire <<aridatece
er puzzone!>>che almeno faceva gareggiare per un presunto amor
di patria e non per soldi ed
autoaffermazione.
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